Chi siamo

Da ben 8 secoli l’azione delle Misericordie è diretta a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, con ogni forma di aiuto possibile, sia materiale che morale. Assistenza e aiuto alla persona sono da sempre gli scopi principali: in particolare, le attività che le Misericordie offrono alla comunità, collaborando in molte occasioni ed altre realtà di volontariato, vanno dal trasporto sanitario alla protezione civile, dall’assistenza sociale alle onoranze funebri.


Il
Movimento è aperto a tutti: uomini e donne dai 16 agli 80 anni che vogliano dare il loro contributo, ispirato al Vangelo e alle Opere di Misericordia, possono diventare confratelli e consorelle e far parte di una Confederazione Nazionale che oggi è una delle più grandi e antiche entità federative del Paese nell’ambito del Volontariato.



La Confederazione riunisce oggi oltre 700 confraternite, alle quali aderiscono circa 670 mila iscritti, dei quali oltre 100 mila sono impegnati permanentemente in opere di carità (i confratelli cosiddetti "attivi"). Sono diffuse in tutta la penisola e la loro azione è diretta, da sempre, a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, con ogni forma di aiuto possibile, sia materiale che morale.



A Cosenza nasce nel 1982 per volere di un gruppo che intendeva prestare la propria opera a servizio dei bisognosi, opera in molteplici e complessi servizi nell'ambito socio-sanitario, avvalendosi di strutture e automezzi moderni.


I principali settori di intervento sono:


  • Trasporti sanitari e sociali
  • Emergenza/urgenza e pronto soccorso, operatività h24
  • Protezione Civile, con gruppi attrezzati e specificamente addestrati


Un po' di storia


La nascita del Movimento

Le Misericordie hanno le loro origini nelle prime forme di partecipazione dei cittadini alla vita della comunità che presero il nome di Confraternite.
È nel Medioevo che queste forme di aggregazione assumono un'identità più definita, dal X secolo in poi, in queste tipologie:


  • Le Confraternite di Devozione, che consentono una partecipazione più diretta dei laici alla liturgia.
  • Le Confraternite dei Penitenti, che pongono l'accento sul rigore di e sulla necessità del pentimento e della penitenza.
  • Le Confraternite di Mestiere, che uniscono attorno al culto del santo patrono i membri di una stessa professione prestando agli associati i servizi di "mutuo soccorso"
  • Le Confraternite di Beneficenza, (le Misericordie in Toscana, in Spagna e Portogallo, ecc.) che, nella pratica della carità, offrono specifici servizi di assistenza, gestendo ospedali, curando la sepoltura dei morti, ecc.

In secoli politicamente confusi, le Confraternite si trovarono spesso a svolgere un ruolo da protagonista sul piano religioso e civile. La crescente importanza, anche economica, assunta da alcune Confraternite, e la loro grande capacità di mobilitazione popolare, provocherà, dal sec. XIV, ripetuti tentativi volti ad "imbrigliarne" lo sviluppo e l'attività. Sempre in bilico fra il sospetto di eresia e di opposizione al potere politico, arricchite per donazioni e lasciti, le Confraternite diventarono la forma associativa volontaria più diffusa in Europa. Con queste radici e su queste premesse prende avvio il fenomeno delle Misericordie.

La prima Misericordia, quella di Firenze, risale al 1244. La prima traccia documentale è del 1321 ed è relativa all'atto di acquisto di una casa di proprietà di Baldinuccio Adimari sita davanti al Battistero. Ancora del 1321 è una nota relativa alla "Messa per la Pace" fra guelfi e ghibellini, organizzata dai Capitani della Compagnia della Misericordia e della Compagnia del Bigallo. Esistono poi alcuni atti e rogiti notarili, datati a partire dal 1330, nei quali la Compagnia della Misericordia risulta beneficiaria di lasciti e donazioni. Risalgono al 1361 quattro registri in cui sono riportati i nomi degli ascritti suddivisi per quartiere. In quegli anni la Compagnia è retta da otto Capitani, due per quartiere, scelti in modo tale che sei di questi appartenessero alle Arti Maggiori e due alle Minori.

Alla metà del 1300 il Comune inizia a porre "maggiore attenzione" alle Confraternite con lo scopo, non dichiarato, di gestirne il patrimonio e di indirizzarne la politica sociale. Questa linea politica venne facilitata dall'atteggiamento dei Capitani delle diverse Compagnie costantemente alla ricerca di protezione politica e di "facilitazioni" per i loro sodalizi. Le Compagnie erano frequentemente beneficiarie di eredità e lasciti da parte di cittadini facoltosi, ma l'opposizione degli eredi naturali ostacolavano l'acquisizione spingendo i Capitani a chiedere una legislazione speciale che favorisse i propri sodalizi.

Nel 1366, la Compagnia di Orsammichele, di gran lunga più ricca fra le Compagnie fiorentine del tempo, viene costretta ad accettare la nomina dei propri camarlinghi (amministratori del patrimonio) da parte della della Repubblica.
La Riforma degli Statuti, avvenuta nel 1361 consentì alla Misericordia di Firenze di ritardare gli effetti di questa politica, ma nel 1425 viene costretta a fondersi con la Compagnia del Bigallo. Nel 1440, il nuovo sodalizio originato dalla fusione si vede imporre come proprio camarlingo quello della Compagnia di Orsanmichele che già da tempo era di nomina pubblica.

Verso la metà del XV secolo, a Firenze come nel resto d'Europa, tutte le Compagnie dedite alla beneficenza ed all'intervento sociale finiscono sotto il controllo diretto od indiretto dello Stato che le riorganizza secondo i propri fini di politica sociale. A Firenze la Misericordia sarà ricostituita in forma autonoma nel 1490, con Statuti che ne modificano profondamente il corpo sociale, rendendola sostanzialmente diversa dal vecchio sodalizio, con la più ampia partecipazione a base popolare.

Con il XVI secolo le Compagnie vennero messe in condizioni di esprimersi soltanto nei limiti parrocchiali come Confraternite Sacramentali o come società di assistenza distanti dal popolo per essere soggetto politico autonomo. Perciò, pur registrandosi un numero elevato di Compagnie e Confraternite, non si sono sviluppati, per secoli, rapporti di reciproco contatto ma ciascuna di esse ha continuato a vivere concentrata sulla particolare forma di devozione o sul servizio alla propria comunità. L'unica forma di contatto istituzionale che sembra sopravvivere, in questi secoli, è rappresentata dalle occasioni devozionali e dai Pellegrinaggi Giubilari.

Su questo fronte, a partire dal XVI secolo, le diverse Confraternite cominciarono a stabilire forme di reciproca associazione in modo da "lucrare le indulgenze" di cui erano beneficiarie. In Toscana, la politica dei Medici, inaugurata nel 1490 con la ricostituzione della Misericordia di Firenze, produce la progressiva trasformazione degli antichi sodalizi in "nuove" Confraternite di Misericordia.

Il 21 marzo 1785 viene emanato il Decreto di soppressione delle Confraternite Laicali da Pietro Leopoldo I di Lorena su ispirazione di Scipione de' Ricci, Vescovo, scismatico e giansenista, di Pistoia. Dal 1790, con il granduca Ferdinando III, le Confraternite vengono autorizzate a riprendere la loro attività seppure in modo condizionato.

Poiché la Misericordia di Firenze era stata esentata dagli effetti del Decreto dell'85, molte delle Confraternite ricostituite dopo il 1790 trovarono opportuno affiliarsi alla Misericordia fiorentina. All'affiliazione reciproca per motivi devozionali, sviluppatasi nei secoli precedenti, si aggiunge, così, nel XIX secolo, il fenomeno della affiliazione alla Misericordia fiorentina promosso da fini politici.
Successivamente, con l'Unità d'Italia e la capitale a Roma, fra le Misericordie politicamente più attente emerge la necessità di dare vita ad un organismo superiore, rappresentativo delle istanze locali e delle tradizioni dell'intero movimento, a cui demandare la conduzione del dialogo con il Governo centrale.

Nel 1899 si riuniscono a Pistoia i rappresentanti di 40 Confraternite e danno vita alla Federazione trasformata, poi, in "Confederazione" nel 1947.



Il volontario è la persona più importante,

elemento basilare ed essenziale per perseguire

le finalità e gli scopi su cui poggia ogni Misericordia.


Il volontario può avere a sua volta qualifiche diverse:


Volontari Aspiranti:

Volontari Aspiranti, sono coloro che, dopo l’adesione, collaborano ai servizi di volontariato in un periodo (fissato dallo Statuto o dai Regolamenti) nel quale sperimentano la vita della Confraternita e si preparano, spesso accompagnati da confratelli più esperiti, a divenirne pienamente partecipi con l’ammissione alla qualifica di Effettivi. Essi godono di diritti sociali limitati dallo Statuto e dal Regolamento e partecipano alle assemblee solo come osservatori senza diritto di voto attivo o passivo.


Volontari Sostenitori:

sono coloro che aderiscono spiritualmente alla idealità caritativa e cristiana della Confraternita e non potendo partecipare all’esercizio delle opere caritative, s’impegnano a sostenerne moralmente e materialmente, con la loro quota contributiva, le opere ed i servizi. Essi godono di tutti i diritti sociali stabiliti dallo Statuto e dai Regolamenti.


Volontari Effettivi:

sono coloro che costituiscono il corpo funzionale della Confraternita, sono i fratelli e sorelle attivi, che svolgono le attività caritative della Misericordia e, nello spirito che anima il sodalizio, contribuiscono alle varie funzioni della Confraternita e si impegnano in quanto è nelle loro possibilità all’esercizio di una o più opere caritative. Godono di tutti i diritti sociali stabiliti dallo Statuto e dai Regolamenti e partecipano, dopo un periodo di tempo statutariamente fissato, alle assemblee con diritto di elezione attiva passiva.


Dopo un periodo di idonea formazione,

il “volontario” diventa

un “Confratello” o una “Consorella”

a tutti gli effetti,

attraverso il Rito della Vestizione.


L’immagine simbolo del Confratello di Misericordia è quella ritratta dal maestro Pietro Annigoni in un affresco pittorico alto oltre due metri che adorna la facciata della Misericordia di Firenze in Piazza Duomo, al lato del campanile di Giotto. Questa rappresenta un Confratello della Misericordia che con l’apposita gerla (detta “zana”) sta trasportando un ammalato.
L’immagine è ritratta di spalle. E così il volto che appare non è quello del Confratello, che resta coperto dall’anonimato, ma quello dell’ammalato in cui egli quasi si fonde. Sullo sfondo sono ben riconoscibili le lettere gotiche FM che compongono il simbolo della Fraternità delle Misericordie. Perché, oggi come allora, al termine di ogni servizio, la sola ricompensa che ogni Confratello di Misericordia possa ricevere da Dio per bocca di un fratello sconosciuto è


Che Iddio te ne renda merito

Il Rito della Vestizione esprime nel Confratello il passaggio dal periodo di “aspirantato” a quello dell’effettiva entrata nel sodalizio, diventando a tutti gli effetti un “Confratello di Misericordia”.
La nuova identità rappresentata dalla “Veste”, offre al nuovo Confratello l’opportunità di vivere la varietà dei carismi della nostra antica e bellissima associazione, che fin dalla sua origine, oltre 7 secoli fa, coniuga l’impegno assistenziale e caritativo a quello di un approfondito cammino di fede cristiana.
Chi sceglie di compiere il Rito della Vestizione, dunque, desidera impegnarsi più concretamente nell’approfondire la crescita della fede, nel rendere più fervido lo spirito di preghiera, nel testimoniare la carità soprattutto attraverso l’esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale; questo consente di sperimentare con maggiore completezza la ricchezza della Misericordia, che fin dalla sua origine non è stata semplicemente un società di assistenza ma una vera e propria associazione di credenti cristiani, che traducono nella carità fraterna quanto credono nella fede desiderose di vivere con concretezza gli insegnamenti del Vangelo.

La cerimonia di Vestizione rappresenta molto bene la crescita collettiva spirituale e civile di un gruppo di persone. Viene celebrata durante una Santa Messa aperta a tutti Confratelli e le Consorelle, ma anche a tutta la collettività.
L’aspirante Confratello si trova quindi di fronte alla comunità del luogo a dover esprimere la propria volontà di far parte della confraternita, di avere uno stile di vita consono a chi scegli di partecipare ad una comunità evangelica, di mantenere viva la fede ricevuta durante il Santo Battesimo e l’amore verso Dio ed il prossimo, di compiere le Opere di Misericordia e di vivere un’assidua vita all’interno della Misericordia contraddistinta da rettitudine e Carità Cristiana.
Appare marcato il riferimento alla fede cristiana, ed è logico che lo sia viste le radici storiche della Confraternita.


(Fonte sito Confederale delle Misericordie: https://www.misericordie.it)


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